Diario di Bordo ANFFAS - giorno ennesimo
- Davide Farano
- 1 dic 2023
- Tempo di lettura: 2 min

Stato di agitazione. Giorno ennesimo.
Il diritto non è un regalo!
Diritti e doveri.
Si associano spesso queste due parole.
Se ne dici una delle due, l'altra spunta quasi di conseguenza.
Come con Tom e Jerry, Bud Spencer e Terence Hill, Stanlio e Ollio, cacio e pepe....
Viaggiano insieme.
A braccetto.
Facce di una stessa medaglia.
In fondo è una normalità, essendo termini alla base stessa dell'essere cittadina, studentessa, lavoratrice.
Anzi lavorare, come studiare , sono al tempo stesso diritto e dovere.
Parole con un peso specifico determinante e inequivocabile.
Parole con una consistenza solida.
Quella che è richiesta ai concetti che stabiliscono il punto fisso.
La certezza.
Vedo dei sorrisini nascere al lettore....
Forse si intravede dove voglio arrivare.
Eh sì.... Trapela il dubbio che il principio di sacrosanta parità dei pesi tra doveri e diritti non sia un dato assodato.
C'è scetticismo.
Perché la percezione della loro consistenza non arriva al lavoratore, al cittadino, allo studente, con la stessa solidità.
Il dovere è coriaceo. Intransigente. Da lì non si scappa. Se devi, allora devi! Altrimenti i rischi sono concreti. Certe le conseguenze.
Il diritto invece assume quell aspetto ipotetico che nel migliore dei casi pare di più un "sarebbe giusto" ... "Si dovrebbe....".
E sì.... Nel diritto si ribalta la questione del dovere.
I nostri diritti corrispondono al dovere di qualcuno. Ma com'è possibile che quel dovere del riconoscere il diritto debba essere continuamente ritrattato, discusso, ponderato?
Un contratto dignitoso è diritto!
Uno stipendio dignitoso è diritto!
E a stabilire cos'è dignitoso sono dati concreti , non opinioni.
Il nostro contratto tornerà ad essere un argomento il 22 dicembre. Sotto Natale. Evviva le feste.
Non ci aspettiamo un regalo. Ci aspettiamo un diritto. Un diritto più certo di quello che hanno i pendolari di poter far fermare un treno a richiesta in caso di ritardo.
Un diritto senza equivoci e giochi di parole.
Un bel diritto alla Sinner e tutti che applaudono . Il concretizzarsi di un bel diritto fa gioire il pubblico.... e anche il privato ( il lavoratore è lavoratore, la lavoratrice è lavoratrice, ovunque lavorino).
Il duro lavoro che Jannik ha affrontato stabilisce il giusto riconoscimento. Applausi.
Il duro lavoro dei dipendenti Anffas va riconosciuto per il valore che ha! Niente applausi, uno stipendio giusto è più apprezzato.
Viviamo in questa attesa. E intanto, abbiamo vissuto attivamente non solo il trionfo in coppa Davis ma anche uno sciopero generale, e una piazza fucsia sparsa in tutta Italia per rivendicare altri diritti dolorosamente trascurati.
Siamo attivi!
Non siamo spettatori.
Non ci distraiamo.
A difesa dei diritti! Arrabbiati e arrabbiate!
Minuti di silenzio e chiacchiere vuote non bastano. I diritti devono essere più certezza dei doveri.
Jingle bells.
Comments